Il 4 marzo scorso i giudici della V Sezione penale hanno rimesso alle Sezioni Unite della Suprema Corte la soluzione del contrasto interpretativo sulla rilevanza penale del reato di false comunicazioni sociali, ma non è affatto detto che il pronunciamento delle SS.UU. sarà in grado di porre realmente fine al contrasto interpretativo. A dire il vero, una presa di posizione non univoca da parte dei giudici, a favore della tesi della irrilevanza penale delle valutazioni, appare difficilmente comprensibile dopo lo studio condotto dall’Ufficio del Massimario della Cassazione del 15 ottobre 2015 e indirizzato proprio alla V Sezione penale.

Il contrasto interpretativo sulla rilevanza penale del reato di false comunicazioni sociali di cui al rinnovato art. 2621 c.c., giunge innanzi alle SS.UU. della Cassazione: lo hanno deciso i giudici della V Sezione penale con l’ordinanza n. 9186 depositata il 4 marzo scorso, dopo tre sentenze che, dal luglio 2015 al febbraio 2016, dapprima l’hanno negata (n. 3377415), poi l’hanno affermata (n. 8902016), e infine nuovamente negata (69162016),

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