Evasione ed elusione fiscale vanno perseguite effettivamente e severamente, ma la lotta a queste forme di illegalità deve avvenire nell’ambito di regole precise e predeterminate. Una di queste regole attiene ai termini per l’accertamento delle imposte dirette e dell’IVA: la disciplina, introdotta dal decreto Bersani del 2006, prevede che i termini dell’accertamento sono raddoppiati in caso di violazione che comporta obbligo di denuncia ai sensi dell’art. 331 c.p.p. per uno dei reati previsti dal D.Lgs. n. 74/2000.

Accadimenti come quelli che hanno occupato le pagine dei giornali mondiali – SwissLeaks, LuxLeaks, o l’elusione perpetrata dalle web-company con l’utilizzo strumentale di catene partecipative coinvolgenti Paesi UE e paradisi fiscali – intervengono su un nervo scoperto rappresentato dall’indignazione comune verso ogni forma di evasione, nel senso più generale, delle imposte e verso il sempre più generalizzato disprezzo delle regole.

Tale indignazione ha già fatto dire che il raddoppio dei termini di accertamento non può essere sottoposto a vincoli come, viceversa, avrebbe deciso il legislatore sollecitato a gran voce non solo dal mondo delle imprese ma anche da quello dei professionisti e degli studiosi del diritto tributario.

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