La decisione del Governo di non inserire la nuova Local tax nella legge di Stabilità per il 2015 e di rinviarla al 2016 rappresenta una scelta cui dovrebbe essere dato grande rilievo. Se fosse stata introdotta avrebbe rappresentato, per l’ennesima volta, un intervento tampone, volto a contenere gli effetti negativi di quella illogica scelta politica che ha visto inventare, con la legge di Stabilità per il 2014, la IUC, nella sua triplice composizione di IMU, TASI e TARI, e a bilanciare deficit di cassa dell’apparato pubblico.

Il rinvio al 2016 della Local tax è una scelta cui dovrebbe essere dato grande rilievo. La sua introduzione nella legge di Stabilità 2015 avrebbe rappresentato solo un intervento tampone. Ho più volte sostenuto, anche sulle pagine di IPSOA Quotidiano, che l’introduzione di nuove imposte e tasse, locali o erariali che siano, devono seguire un disegno complessivo di politica fiscale: la politica deve porsi un obiettivo, stabilire dei principi e introdurre quegli strumenti impositivi che le consentano di raggiungere la meta.

L’intervento su aliquote, detrazioni, esenzioni, etc., deve appartenere alla fase esecutiva del progetto e non come avviene ora, essere il punto di partenza di qualunque tipo di manovra. Altrimenti si otterranno solo gli effetti pazzeschi che hanno contraddistinto il 2014: mutevolezza continua di percentuali, prima in un senso e poi nell’altro anche con effetto retroattivo, una pletora (100.000) di variabili impositive locali.

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