I principi in passato formulati dalla Corte di cassazione sull’importanza del diritto al contraddittorio sono stati stravolti dalla sentenza delle Sezioni Unite n. 24823/2015, con la quale la Corte è riuscita a smentire se stessa.

L’attuale stato della legislazione, secondo tale sentenza, non pone in capo all’Amministrazione fiscale un generalizzato obbligo di contraddittorio endoprocedimentale, comportante, in caso di violazio- ne, l’invalidità dell’atto, né tale obbligo può rappresentare un principio generale insito nell’ordinamento giuridico.

Dimenticano i giudici che la Corte costituzionale, avallando altra tesi della Corte di cassazione, ha in passato sancito che “l’attivazione del contraddittorio endoprocedimentale costituisce un principio fondamentale immanente nell’ordinamento, operante anche in difetto di una espressa e specifica previ- sione normativa”.

Non v’è dubbio che la sentenza delle Sezioni Unite, invece di risolvere i problemi, li am- plifica. Pur non incidendo in via diretta e immediata sul contraddittorio relativo alle attività di liquidazione delle imposte sulla base di procedure automatizzate e ai controlli formali delle dichiarazioni, la sentenza potrebbe comunque produrre effetti negativi anche in tale ambito, a partire dalla fase iniziale dei controlli formali, che prende avvio con la richiesta al contribuente di fornire chiarimenti in ordine ai dati contenuti nella dichiarazione.

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